20110406 1519
di azzena
Interno della Basilica di Collemaggio due anni dopo il terremoto.
Cara Gea
ti allego una foto che ho scattato personalmente. La considero emblematica dell'attuale stato dell'arte in l'Aquila post-terremoto. Se ben osservata credo valga più di tante parole.
Che cosa leggo in questa foto?
- Vedo i lavori per render agibile la chiesa: le macerie sono state spostate, è stata ben spazzata e non c'è polvere. Han potuto celebrar messa in pompa magna e in presenza delle massime autorità (era presente Napolitano).
- Sottolineo, però, che non c'è alcun lavoro di restauro. Sono ben visibili le travi di rinforzo, il tetto di lamiera, le crepe saldate con collanti, le colonne rinforzate con gli spaghi, etc etc .
- Non posso non rammentare che i Giapponesi per riparare un'autostrada hanno impiegato 6 giorni, mentre le nostre autorità, nazionali e regionali insieme alle autorità locali, in due anni sono riuscite a rendere l'edificio solo fruibile.
E questo è uno dei rari casi se non unico. Gli altri edifici, tanti in una città che contava 60-70 mila abitanti, sono interdetti ai proprietari, hanno assunto colori pompeiani ed emanano sgradevoli odori.
Le carriole chiedono di poter portar via le macerie, di poter rimettere mano alle proprie case, di tornare a vivere, ma loro..
Loro non sanno, non vogliono definire "le macerie", cioè cosa buttare o cosa recuperare, troppi interessi dietro questi termini, per cui le macerie sono ancora lì, umus ideale per muffe, topi, serpi e ladri. Anche la mia casa è stata visitata dai ladri. C'era niente ma hanno sfondato e sono entrati.
L'Aquila 6 aprile 2011