Un’ultima cosa su Andreotti
(... da parte dei soliti maligni. D'altronde fu lui a dire che "a pensar male si fa peccato ma spesso ci si azzecca").
Che nessuno ricordi di lui una sola iniziativa politica memorabile, un progetto, una realizzazione, un cambiamento imposto al funzionamento di questo paese e alla sua cultura e civiltà, tranne i cascami della sua personalità e delle sue esaltazioni da parte dei media.
Un politico il cui ricordo sta tutto dentro la politica e i sarcasmi a effetto.
“Un grande esperto dei modi della comunicazione politica”, ho sentito dire: che però non lascia un discorso, una frase motivante, una visione di Italia o di futuro, una formulazione che non contenga solo cinismo e allusioni autoreferenziali.
E ne avrà avute, anche, di visioni o idee sul mondo: ce le ha chiunque, ormai. Ma non sono state importanti, non sono state trasmesse, non se ne rammenta nessuno. Non hanno lasciato niente. “Lo ricordiamo per…” è una frase che resta sospesa, se non la si completa con banali battute sul peggio.
Questa è la politica italiana e questa è l’informazione politica italiana (e questa è la nostra abitudine a questa politica): la celebrazione come il suo più importante simbolo e rappresentante di un grande trafficante della politica, e lo spaesamento di fronte alla domanda “Ma alla fine, che ha fatto?”.
Pubblicato il 9 maggio 2013 da Luca, su Wittgenstein (in POST) e contrassegnata con giulio andreotti.