Duemila e cinquecento arzilli vecchietti, l'8 dicembre 1965, chiusero il Concilio Vaticano II senza promettere meraviglie e sul dolore scrissero:
""non è in nostro potere procurarvi la salute corporale, né la diminuzione dei vostri dolori fisici, che medici, infermieri e tutti quelli che si consacrano ai malati si sforzano di alleviare come meglio possono.
Abbiamo però qualche cosa di più profondo e di più prezioso da darvi: la sola verità capace di rispondere al mistero della sofferenza e di arrecarvi un sollievo senza illusioni: la fede e l’unione all’Uomo dei dolori, al Cristo, Figlio di Dio...
Il Cristo non ha soppresso la sofferenza; non ha neppure voluto svelarcene interamente il mistero: l’ha presa su di sé, e questo basta perché ne comprendiamo tutto il valore.
O voi tutti che sentite più gravemente il peso della croce,
voi che siete poveri e abbandonati,
voi che piangete,
voi che siete perseguitati per la giustizia,
voi di cui si tace,
voi sconosciuti del dolore,
riprendete coraggio:
voi siete i preferiti del regno di Dio, il regno della speranza, della felicità e della vita;
siete i fratelli del Cristo sofferente;
e con lui, se lo volete, voi salvate il mondo!
Ecco la scienza cristiana della sofferenza, la sola che doni la pace.""
Niente promesse di miracoli, ma forse basta.
Ho davanti agli occhi la figura in decadimento di Giovanni Paolo II, tanto onesto orgoglio e tanta vitalità. E' proprio vero, si cede solo quando si vuole.