Cara Gea
è primavera, pertanto concedimi di pubblicare un racconto di fantasia, estemporaneo per questo Blog.
L'ho scritto per te, per spiegarti il mio concetto di amore, comunque e dovunque applicato.
Lui era a proprio agio.
Lei era su di Lui,
davanti a Lui.
Lo cavalcava e la schiena poggiava alle sue ginocchia.
Lei era prolungamento di Lui,
in libertà,
senza vergogna senza pudori senza fini.
Lei voleva essere sua
e Lui l'aveva presa, l'aveva fatta propria.
Era sua.
Lui la toccava
e ne provava piacere.
Ne carezzava inguine seni viso
e partecipava al piacere di Lei,
al suo sorriso,
ai suoi occhi dolci.
Scorrevano pensieri nudi
e non c'erano vergogne.
Le parole fluivano
libere e chiare, senza filtri,
si esponevano per essere condivise
in ammirazioni compiaciute,
in ingenue paure.
Tutto era fronte comune.
Le imposte erano spalancate,
il rumore del mare arrivava dal balcone con la luce della sera,
la tenda si muoveva morbida,
la pelle di lui intiepidiva la pelle di lei,
il tempo si era fermato,
le sensazioni si moltiplicavano in specchi senza fine.
Poi il sole tramontò e venne un nuovo giorno.
Vennero tanti giorni nuovi, anni,
ma del miracolo non ci fu replica.
Resta la memoria.
Il ricordo di quel dono è ancora lì.
Ora Lui e Lei sanno,
conoscono l'amore.