17 novembre 2011
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Cara Gea,
non amo illudermi con le distinzioni tra vecchiaia pensata e vissuta o simili. Essere vecchi significa essere vecchi, non per nulla ci mettono in pensione. E' un fatto, la vecchiaia tranquillizza i sensi, ma indebolisce il fisico e la testa non sta meglio, con i suoi vuoti di memoria o l'assillo dell'impotenza e del dolore.
Eppure la vecchiaia ha senso. Infatti condivido il pensiero di J. Hilmann, quando scrive: <invecchiare non è un mero processo fisiologico: è una forma d'arte, e solo coltivandola potremo fare della nostra vecchiaia una "struttura estetica"e incarnare il ruolo archetipico dell'avo, custode della memoria e tramite alla forza del passato>.
Se questo è il vantaggio che il vecchio può donare a chi lo circonda, il vantaggio per il vecchio è proprio nella sua debolezza. Son certo che quando la debolezza ti fa mancare il respiro e la solitudine ti circonda, allora, e solo allora, sei nella posizione ideale e indispensabile per capire Dio. E' nella debolezza che si capisce Dio. Pertanto, ben venga la vecchiaia.
Certo la vecchiaia, il nostro Monte degli ulivi dove si suda il sangue della paura, è l'anticamera del Golgota, ma per chi crede è l'irripetibile possibilità di abbandonarsi a Lui. La speranza è la virtù dei vecchi, perché nulla è impossibile a Dio.