Nel 1944-46, quasi settanta anni fa, il fondatore di un movimento che con 5.3% ebbe 30 rappresentanti nell'assemblea costituente, ebbe a scrivere queste parole:
Il movimento... concepisce uno Stato non di natura politica, ma semplicemente amministrativa, senza alcuna base ideologica. Uno stato tecnico che funga da organizzatore di una "folla" e non di una "nazione". Secondo il fondatore per governare: «...basta un buon ragioniere che entri in carica il primo gennaio e se ne vada il 31 dicembre. E non sia rieleggibile per nessuna ragione».
Da questa visione consegue il concetto che lo Stato debba essere il meno presente possibile nella società. L'economia dev'essere lasciata totalmente ai privati, in un sistema totalmente liberista. Se ciò non fosse, lo Stato diverrebbe etico e secondo il fondatore del movimento da questa eticità deriverebbe l'oppressione del libero pensiero del singolo, fino ad arrivare ad una visione imperialista dell'organizzazione centrale.
I punti cardine sono quindi:
- Lotta al comunismo
- Lotta al capitalismo della grande industria
- Propugnazione del liberismo economico individuale
- Limitazione del prelievo fiscale
- Negazione della presenza dello Stato nella vita sociale del Paese...
Sono passati tanti anni, ma queste parole le sentiamo nuovamente. Sono caduti gli steccati, spente le ideologie e rese laiche le situazioni. Il qualunquismo ha perso l'accezione dispreggiativa e i suoi principi sono diventati un mantra.
Ma, come allora, quando faranno qualcosa?