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23 maggio 2013 4 23 /05 /maggio /2013 10:34

 

Il tempo scorre per tutti anche per Ulisse/Odisseo, e lascia il segno. 

 

Mentre i mortali e gli dei

- sulla terra vivono le loro avventure,

- sulle vette dell'Olimpo gli stessi dei si riuniscono e prendono le loro decisioni in obbedienza ai voleri del Fato,

- Atena si impone a Poseidon,

 - Zeus comanda ad Ermes di trasmettere i suoi voleri,

 

…   l'epica trascolora in una splendida fiaba nel corso della quale avviene un fatto strano: cambia il carattere del protagonista ed anche quello del figlio Telemaco. Quest'ultimo da adolescente diventa uomo e il suo mutamento è un fatto di natura, ma diverso è il caso di Odisseo.

 

Odisseo era maestro di inganni quando combatteva sotto le mura di Troia, furbo quanto nessuno, suadente per ingannare o convincere; è lui che guida le decisioni di Agamennone, è lui che ricostruisce un rapporto tra il re di Argo e Achille ed infine sarà lui a immaginare il cavallo, la trappola mortale per Ilio e la sua gente.

Ma l'uomo che torna a Itaca è diverso da quello che vent'anni prima ne era partito.

 

La capacità di ingannare e mentire non l'ha perduta, anzi è ancor più vigile, ma ad essa si è aggiunta un'esperienza e una saggezza che prima non aveva ed è l'incontro con Atena che ne fa il primo eroe della modernità, non a caso cantato da Dante come maestro di anime. Ricordate? "Fatti non foste a viver come bruti / ma per seguir virtute e conoscenza".

 

… la differenza c'è ed appare chiaramente nel colloquio che ha con Penelope nella lunga notte di racconti e d'amore e poi, nei giorni successivi, quando si rappacifica con i parenti delle vittime della strage, riconquista l'amore di tutto il popolo dell'isola e lascia al figlio il governo della comunità.

Odisseo ha scoperto la pietà, un sentimento che prima del viaggio di ritorno gli era del tutto ignoto.

 

La strage dei Proci fa parte della natura umana nella quale la vendetta per un torto subìto è un sentimento ineliminabile. Del resto Odisseo aveva acquisito una quantità di crediti verso gli dei e verso il Fato perché per dieci anni era stato un fuscello e un trastullo nelle mani d'un ignoto destino. L'ultimo sopruso era stato quello dei Proci ai quali aveva offerto di lasciare il suo palazzo ed andarsene. Ciò che accade subito dopo è la natura offesa a reclamarlo e dura fin quando Atena ne impone la fine.

 

Quanto al suo pianto, l'autore del libro lo attribuisce alla nostalgia. Gli altri pianti degli altri eroi sono dovuti all'ira, al dolore, all'amore. La nostalgia è sentimento delicatissimo, viene da Memosine, la dea che governa i ricordi, madre delle nove Muse.

 

Basterebbe questo a rivelarci che la natura di Odisseo non è più e soltanto quella dell'eroe ma quella dell'uomo ed è questa la novità che l'Omero dell'Odissea ci ha consegnato.

 

Riflessioni di Eugenio  Scalfari nell'articolo di  recensione al libro Il viaggio dell'eroe di Matteo Nucci

Da La repubblica.it del 23 maggio 2013

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