La “Humani Generis” di Pio XII: il Terzo Sillabo
Posted il 19/01/2015 by Don Curzio Nitoglia
La Humani generis è un «documento solenne, che deve essere collocato accanto alla Aeterni Patris di Leone XIII ed alla Pascendi di Pio X, poiché indica e dichiara quale sia il pensiero della Chiesa cattolica di fronte ai problemi del pensiero moderno».
[...] Giustamente, quindi, la differenza tra neo-modernismo o Nouvelle théologie, condannata dalla Humani generis (1950), e modernismo classico, condannato da S. Pio X colla Pascendi (1907), è la stessa che intercorre tra modernità soggettivista ma ancora presumente o illusa di poter mantenere una certa logica, etica e una vita puramente umana (anche se disarcionate dal reale e dall’essere oggettivo) e la post-modernità o filosofia contemporanea, la quale vuole distruggere anche queste vestigia del tutto soggettive e non più reali di valori umani (pensiero, morale, vita, essere)
[...] dal Seicento sino ai primi del Novecento esistevano ancora almeno le idee di “Dio”, patria, famiglia, matrimonio, bene e male, ma con il Novecento e nella seconda sua metà anche le idee di queste realtà, che la modernità aveva svuotato di consistenza reale dandone loro una puramente logica, vengono messe in discussione, anzi aggredite per essere annichilite anche soggettivisticamente o logicamente: è l’idea stessa di Dio, morale, patria che deve essere distrutta, dopo che la modernità aveva sostituito alla realtà ontologica il concetto logico di questi valori.
[...] Purtroppo Giovanni XXIII ha ascoltato la sirena tentatrice della post-modernità e si è messo a dialogare con essa, portando la confusione e “il fumo di satana anche dentro il Tempio di Dio”. Questa è la tragedia del Concilio Vaticano II: “abbattere i bastioni”, la “mano tesa”, l’ “adattamento”, il “dialogo” con la modernità e post-modernità, il rigetto de jure e de facto della Humani generis (propugnato da tutti i nuovi teologi, anche i più modernisticamente “conservatori” – Daniélou, Balthasar, Ratzinger – nel 1950 e sino ad ora, senza ripensamenti o pentimenti), e la canonizzazione dei nuovi teologi, che hanno fatto il Concilio in qualità di “periti” ufficialmente nominati, i quali sono stati creati poi cardinali (de Lubac, Congar, Daniélou, Ratzinger), pur non avendo cambiato opinione sugli errori da loro sostenuti e condannati dalla Humani generis.
[...] Il risultato di tale adattamento alla modernità è stato catastrofico anche in ambiente ecclesiastico; basta non voler chiudere gli occhi sulla situazione di degrado dottrinale e morale in cui versano gli uomini di Chiesa o la Chiesa nella sua componente umana e la mancanza di credito di cui gode oggi il cattolicesimo.
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