Le parole di Gesù vanno soppesate bene. Ma parrebbe che per lui ci sia un "cielo", un mondo invisibile, "un poi" che sarà o beato o doloroso.
Parrebbe?
Parrebbe perché la parola che ci arriva non è la sua ma attribuita a lui.
Che cosa hanno veramente sentito quelli che gli stavano intorno? Sappiamo che ogni parola che arriva all'orecchio di chi ascolta subisce un'interpretazione, una traduzione in base al vocabolario di cui l'uditore dispone, cioè si sente quello che si vuole sentire o quello che si è capaci di sentire. Chi ascolta ha un traduttore simultaneo.
Però Gesù avrebbe parlato, tante volte in vari modi e in vari contesti di un giudizio post-mortem (universale o diretto-immediato, poco cambia), unica cosa è certa, con rivelazione chiara: l'uomo nato da donna non scompare, vivrà in eterno.
L'opzione del nulla, scompare. O salvi o dannati, ma vivremo in eterno
Perché non considerare il Cristo il mentore che ci guida e lasciamo perdere i pastori dolci e puzzolenti o i re ricchi e prepotenti?