Leggevo sul web che un certo Louis Bromfield avrebbe detto che
"la morte del corpo non è la fine dello spirito, ma solo una tappa del viaggio, come quando nei tempi andati si cambiava diligenza."
Io così credevo e ne ero convinto, ma comincio ad esserne meno certo. Infatti non riesco a realizzare chi di me sarà a continuare.
E' un fatto che cambio di continuo e... in peggio, per non dire in demenza. Quell'io che oggi sento, che mi rende me, ci sarà ancora? e chi sarà? chi lo sceglierà?
Il passato lo sento mio, un io sempre uguale seppur in divenire, in cammino, ma il futuro che vedo davanti è buio, per quanto lo scruti non trovo me. L'esperienza, basata su quelli che mi circondano, mi fa prevedere così cambiato che stento a riconoscermi. Ho un rifiuto.
Lo sfascio della vecchiaia, che vado sempre più constatando in me e intorno a me, in parenti e amici, è tale che solo una specie di "nuova creazione" può lasciarmi immaginare un futuro, non può essere un semplice "cambiare diligenza".
Ma, allora, di me che resterà? Come potrò ad essere ancora io?