Laicità: una forma del pensiero e della coscienza che interpreta il mondo
Se parlo di testi sacri e premetto di non essere un credente, c'è spesso chi mi dice di non credere a questa mia dichiarazione. E' come se la distinzione tra laicità incredula e religione fosse una questione di argomenti e non di argomentazioni, cioè si suppone che i laici non si occupino di testi sacri, mentre i religiosi si.
Ma la lettura non religiosa dei testi e delle figure della religione è invece all'origine del pensiero laico, ne è stata un cimento originario
… La laicità non si riduce a metodo, è piuttosto una forma del pensiero e della coscienza che interpreta il mondo, come per altro fa anche lo spirito credente.
Ma il laico non esclude il credente, né il credente il laico: sono consanguinei che interferiscono tra loro anche nella stessa persona, e litigano come Giacobbe ed Esaù nel ventre della stessa madre. L'uno col vessillo del conoscere, l'altro col vessillo del credere, ma entrambi fanno l'una e l'altra cosa, in luoghi però diversi della mente e del cuore.
Talvolta il laico e il credente si spartiscono il territorio (a questo le cose del mondo, a quello le cose di Dio) per un compromesso di pace, ma a rischio di falsificare le rispettive nature che, per entrambi, sono invadenti e pervasive.
Stefano Levi Della Torre: Laicità, grazie a Dio. Einaudi, Torino, 2012