Errori e orrori in nome della Costituzione in Italia.
Assistiamo ormai ogni giorno
- ai conti dello stato scassati da provvedimenti improvvidi e allo sbando del concetto di proprietà (ladri impuniti, appropriazioni indebite, imbrogli, violazioni, etc);
- a magistrati che vanno cercando non leggi ma principi per giudicare (esi giudicano “in punta di diritto”, almeno così dicono, ma mi pare più una ricerca di principi scelti se consoni al proprio sentire)
- infine, a politici che promettono tutto pur di riempire di like il proprio portafoglio del potere con cui gonfiano i propri guadagni già pingui.
Allora ad un semplice cittadino come me sorge il dubbio che la nostra costituzione forse non sia "la più bella del mondo". E' una frase che sento troppo spesso per crederci. Penso invece che l'equivoco sia insito proprio nella nostra costituzione, scritta ancora sotto l'emozione di una sconfitta in guerra, con ancora il sangue di altri uomini sui vestiti e che, proprio per questo, non definisca con lucidità i confini tra i tre poteri: economico, politico e giudiziario.
Il risultato è una contrapposizione ininterrotta, dove ognuno dei tre cerca di imporre il proprio punto di vista.
L'amministrativo è pragmatico, poco conta se tu hai fatto i soldi per eredità o per doti naturali o per abilità sugli obiettivi. Hai fatto i soldi e i soldi vanno tuttalpiù verificati ma sempre rispettati. Esso chiede che certi slanci sociali, propri della politica populista o della religione, rientrino nei limiti delle possibilità economiche e che non si prenda senza mai dare.
Ma è del politico scegliere la filosofia sociale da adottare, l'impronta che la comunità/nazione intende darsi. Essi dovrebbero essere la voce della società che governano e del suo sentire. Ecco perché il politico è l'unico che viene votato e per il quale contano i numeri, cioè di quante persone è portavoce.
Resto convinto che la "costituzione" è l’espressione della volontà di un gruppo e non una rivelazione divina e, pertanto, non è "scolpita nella pietra a tutti i costi, costi quel che costi", ma dovrebbe essere aggiornata di continuo e questo è un compito squisitamente politico.
E' pur vero che gli eletti non rappresentano tutti, ormai sono la metà a partecipare al voto ma chi non va a votare delega e, quindi, rinuncia ai propri diritti (lamentarsi dopo non serve, tra loro intravedo solo dei servi o dei furbastri, cioè quelli che pensano di vincere in ogni stagione).
Il potere giudiziario è il terzo potere, il verificatore non il costruttore di un ordinamento sociale. Pertanto non dovrebbe permettersi di appoggiare alcuna filosofia sociale o religiosa, questa è una libertà non riesco a riconoscere a chi ha scelto quel mestiere.
Essi hanno il compito di far rispettare le decisioni degli altri due poteri, le decisioni amministrative e politiche. Introdursi sui principi del vivere non è loro compito, è un abuso. Le opinioni sociali ci sono sempre state e sempre ci saranno, ma decidere quali applicare non è compito di un magistrato, di nessun magistrato. Attribuirsi un tale compito significa governare e non mi pare ne abbiano titolo.