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24 luglio 2011 7 24 /07 /luglio /2011 17:46

 Io credo che il "Padre nostro" sia una delle preghiere più complete, anzi direi che non è neanche una preghiera, è di più, è un modo di stare davanti a Dio.

Di certo non è un mantra, cioè un pregare automatico. Nel mondo cristiano è mantra "la preghiera del cuore", la stessa "ave Maria" potrebbe esserlo, ma non certo il Padre nostro.

 

Il "Padre nostro" richiede concentrazione, è un disporre di se stessi in conformità alle parole che vengono pronunciate, è fede allo stato puro.  

 

(1) Chi è dio?

Dio sta in cielo ed è padre. Due concetti che portano la mente a verità extra terrestri, che aprono l'anima a valori e verità oltre la morte, ma l'aprono in ottica di speranza e non di paura.

 

(2) Come stare davanti a Dio?

Quindi imposta il corretto stare davanti a Dio. Uno stare dell'uomo che riconosce Dio come Dio e se stesso come creatura e come creatura attenta e disponibile ai suoi segnali. L'atteggiamento davanti a Dio è quindi fatto:

a) da adorazione, cioè dall'idea che Dio è sopra tutte le cose. E' il Santo.

b) dal riconoscimento del nostro stato creaturale. Il salmo recita "tu ci hai creato e noi ti apparteniamo". Il regno di Dio non è negli altri, l'unico spazio che posseggo è me stesso, ed anche questo è di Dio, io devo riconoscere di essere suo, io sono il suo regno che devo riconsegnargli.

c) di servizio: l'uomo che legge e cerca la volontà di Dio, cerca perché è conscio dell'oracolo del Signore riportato da Isaia "i miei pensieri non sono i vostri pensieri, le mie vie non sono le vostre vie", o come conclude Giobbe "chi è colui che da ignorante può oscurare il tuo piano?".

 

(3) Cosa chiedere a Dio?

Una volta che l'uomo orante ha impostato il suo stare davanti a Dio inizia la preghiera vera e propria. Essa si sviluppa in tre richieste precise:

(a) donaci il pane: Per pane si intende tutto il necessario alla vita. Necessità che non si limita agli alimenti, ma si estende alla salute, all'energia vitale, alla vita, alla stessa eternità nell'ottica eucaristica. Ha, però, una particolarità, è una richiesta die-die da ebrei nel deserto, un atteggiamento fiduciario che cancella ogni preoccupazione o pensiero circa il domani. Il domani è posto nelle mani di Dio.

(b) perdonaci: L'uomo si riconosce peccatore. Riconosce che qualcosa in Lui si oppone a Dio ma sa che Dio può passarci sopra. C'è un limite a questa pazienza? Si c'è, non è uguale per tutti perché ognuno ne definisce la misura con il suo comportamento verso il suo prossimo. Un prossimo che con mirabile parabola Gesù indica "in chi ha bisogno".

(c) difendici: Un personaggio appare sulla scena, il demonio. Una realtà oscura che questa preghiera ci insegna a temere, ma ci indica dove trovare la forza per resistere. E' Lui che può darci la forza per resistere, è Lui che può liberarcene, infatti per noi sarebbe una lotta impari.

 

Nella sua semplicità questa preghiera è un compendio completo della fede ebraica divenuta cristiana.

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29 aprile 2011 5 29 /04 /aprile /2011 08:55
Caro Gea
di Giovanni Paolo II non conosco bene il pensiero e non intendo studiarlo. 

Una cosa, però, me l'ha insegnata e la riporto a memoria tutti i giorni: il modo di affrontare la vecchiaia e gli acciacchi conseguenti. 

Lo sapeva, lo diceva, ma non se ne lamentava. Faceva tutto quello che doveva fare, così come riusciva a farlo, nonostante i tanti "salutisti" che volevano immobilizzarlo. Per me, ormai pensionato e avanti negli anni è l'incarnazione umana di come deve essere un vecchio, come voglio essere io. 

Era veramente il vecchio che descrive James Hillman nel suo libro "La forza del carattere":  "Invecchiare non è un mero processo fisiologico: è una forma d'arte, e solo coltivandola potremo fare della nostra vecchiaia una "struttura estetica" possente e memorabile, e incarnare il ruolo archetipico dell'avo, custode della memoria e tramite della forza del passato."
Un caro saluto 
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14 aprile 2011 4 14 /04 /aprile /2011 07:59


Quella di Dio è la più gravata fra tutte le parole umane. Nessun'altra è tanto imbrattata, tanto lacerata.

 

Di generazione in generazione gli uomini hanno gettato proprio su questa parola il peso della propria vita angosciata, l'hanno stesa a terra, dove ancor si trova avvolta nella polvere sotto il peso che la schiaccia.

Di generazione in generazione, con i loro partiti. religiosi, gli esseri umani hanno lacerato questa parola: per essa hanno ammazzato e per essa sono morti; una parola che conserva ancora le impronte delle loro dita e del loro sangue [ ... ].

 

Sono uomini che dicono buffonate e che le firmano con il nome di Dio; si ammazzano gli uni gli altri, e sempre in nome di Dio [ ... ].

 

Dobbiamo rispettare coloro che ne proibiscono l'uso, dato che intendono ribellarsi a questo modo scandaloso di giustificare i propri arbitri in nome di Dio

 

M.Buber, Begegnung , Autobiographische Fragmente, Stuttgart 1961 

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5 marzo 2011 6 05 /03 /marzo /2011 16:31


“”L'evoluzione, che ha portato alla differenziazione e complessificazione delle specie multicellulari, non sarebbe possibile se i singoli individui non morissero dopo aver procreato.

La morte (conseguenza di degrado corporale, di malattia o di incidenti) e la sofferenza fisica, che necessariamente l'accompagna, è l'ombra necessaria di quel processo che ha portato, in miliardi di anni dalle prime forme di vita monocellulari all'uomo capace di rivolgersi a Dio con confidenza. “”

 

Pertanto …

“ il problema posto alla teologia dalla relazione tra giustizia di Dio e presenza nel mondo del male fisico si stempera fino a quasi scomparire: una volta scelta la strada dell'evoluzione delle specie per arricchire l'Universo di intelligenze libere, non esiste altra possibilità che accettare la sofferenza e la morte.””

U. Amaldi, dal Big Bang all’uomo. (Vita e pensiero del 6 novembre 2010)

 

Il male nel mondo è il problema di fondo?  Parrebbe certo, ma c'è anche chi non la pensa così. Comincio a pensare che costoro non abbian torto e, allora, va cercata una chiave di lettura, un'interpretazione diversa.

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3 marzo 2011 4 03 /03 /marzo /2011 09:19

In un'intervista all' «Osservatore Romano», l'astrofisico e gesuita José Funes, direttore della Specola Vaticana, ha dichiarato - il 18 maggio 2008 - a proposito dell' esistenza di intelligenze extraterrestri:

«A mio giudizio questa possibilità esiste. Questo non contrasta con la nostra fede, perché non possiamo porre limiti alla libertà creatrice di Dio».

 

E toccando il problema del peccato dell'uomo ha aggiunto:

«Prendiamo in prestito l'immagine evangelica della pecora smarrita. l pastore lascia le novantanove nell'ovile per andare a cercare quella che si è persa. Pensiamo che in questo universo possano esserci cento pecore, corrispondenti a diverse forme di creature. Noi che apparteniamo al genere umano potremmo essere proprio la pecora smarrita, i peccatori che hanno bisogno del pastore. Dio si è fatto uomo in Gesù per salvarci.

 

Così, se anche esistessero altri esseri intelligenti, non è detto che essi debbano aver bisogno della redenzione. Potrebbero esser rimasti nell'amicizia piena con il loro Creatore».

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1 marzo 2011 2 01 /03 /marzo /2011 09:42

Il problema del male nell'Antico Testamento

 

L’Egitto, la Mesopotamia e la cultura cananea ci hanno ormai fatto conoscere testi diventati famosi, i quali attestano l’universale presenza del male nella vita dell’uomo. In particolare i miti cosmogonici e antropogonici descrivono l’emergere del mondo come scontro tra dei e la nascita infelice dell’uomo come un capriccio del destino regolato dall’alto. Tali descrizioni sono spesso toccanti, ma in esse il problema del male viene depotenziato in un quadro stabile e numinoso intoccabile, perché è un dato di fatto «divino»!

 

Anche l’AT si pone il problema del male. Ma il monoteismo veterotestamentario, ricava dal suo seno una verità drammatica, addirittura aporetica, ma geniale.

 

L’unico Dio pone in essere l’altro da sé, fino a dar vita a un’immagine speculare.

 

Tale immagine si deve tenere all’altezza della fonte, perché essa riflette Dio, ma non è Dio e non può permettersi di abbandonarsi al brivido metafisico dell’autonomia assoluta. Nel momento in cui lo fa, egli «crea» qualcosa di corrispondente alla misura del suo essere: il male.

 

 La verità biblica potrebbe anche apparire riduttiva. L’autore sembra liberarsi troppo facilmente della sfida dell’angoscia metafisica, proveniente da quella presenza oscura che si aggira nel mondo come potenza apparentemente invincibile, che non s’identifica immediatamente con la singola azione cattiva di un uomo. 

 

E tuttavia abbiamo definito geniale la soluzione che il monoteismo veterotestamentario offre:

Proprio perché l’uomo non è Dio, il male sconfinato e terribile che da lui proviene non può neutralizzare e tanto meno annientare la fonte dell’essere.

Pur essendo alieno da problematiche filosofiche moderne di tipo esistenzialistico, l’AT sa imbrigliare l’angosciosa possibilità del male, investita nella figura irrazionale e bestiale del serpente, mediante una razionalizzazione etica che trova la più bella esposizione in un testo già più volte citato:  «Questo comando che oggi ti ordino non è troppo alto per te, né troppo lontano da te. Non è in cielo, perché tu dica: Chi salirà per noi in cielo, per prendercelo e farcelo udire sì che lo possiamo eseguire? Non è di là dal mare, perché tu dica: Chi attraverserà per noi il mare per prendercelo e farcelo udire sì che lo possiamo eseguire? Anzi, la Parola è molto vicino a te, è nella tua bocca e nel tuo cuore, perché tu la metta in pratica. Vedi, io pongo oggi davanti a te la vita e il bene, la morte e il male» (Dt 30,11-15).

 

(liberi appunti da una intelligente lezione universitaria di esegesi sull’Antico Testamento)

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23 febbraio 2011 3 23 /02 /febbraio /2011 10:33

Si, Gesù aveva un pensiero. Non fu solo un esempio silenzioso, un silenzio durato più di 30 anni, o il dono sacrificale del Golgota, o la speranza della Resurrezione.

Nel processo ebraico di lento dispiegamento della conoscenza di Dio egli ne continuò la maturazione:

  • era Abramo, nel 2000 a.c., l'uomo che Javé scelse e Abramo Gli prestò fiducia, senza valutare l'assurdità delle promesse, senza sentirsi preso in giro;
  • era Mosè, nel 1200 a.c., che di quella tribù fece un popolo ben caratterizzato nel sangue e nelle leggi. Un popolo da cui non uscirà niente, non una scoperta, non una conquista degna di questo nome, ma che non accusò mai la propria divinità e seppe sentirsi colpevole;
  • era un popolo che in Babilonia, nel 600, non si disperse ma divenne profeta, parola di Dio per il mondo universale;
  • era un popolo che, nel 187 a.c., perché ricattato nella propria fede scoprì la vita eterna.
  • E Gesù cosa aggiunse ...?   Matteo nel capitolo 5 fa salire Gesù sul pulpito (a cui dà il nome di montagna) e ci dà lì ci espone il compendio del pensiero di Gesù.

Il Cardinal Carlo Maria Martini, S.J. ne traccia questa sintesi:

""Parole che nessuno può rifiutare perché 

  • ci parlano di gioia, di beatitudine, 
  • ci parlano di perdono, 
  • ci parlano di lealtà, 
  • ci parlano di rifiuto dell’ambizione, 
  • ci parlano di moderazione del desiderio di guadagno, 
  • ci parlano di coerenza nel nostro agire (‘sia il vostro parlare sì, sì; no, no’), 
  • ci parlano di sincerità. 

Queste parole, dette con la forza di Gesù, toccano ogni cuore, ogni religione, ogni credenza, ogni non credenza.

Nessuno può dire: ‘Non sono parole per me: la sincerità non è per me, la lealtà non è per me, il lottare contro la prevaricazione sui beni di questo mondo non è per me…’.

È un discorso per tutti, che accomuna tutti, che richiama tutti alle proprie autenticità profonde, ed è quel discorso che ci permetterà di vivere insieme da diversi rispettandoci, non ghettizzandoci, non distruggendoci, nemmeno tenendo le dovute distanze, ma ‘fermentandoci’ a vicenda.""

 

Cosa manca? La risposta. 

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11 febbraio 2011 5 11 /02 /febbraio /2011 11:42

Prima scena


...il Signore è in causa

con gli abitanti del paese.

 

Non c'è infatti sincerità né amore,

conoscenza di Dio nel paese.

 

Si spergiura, si dice il falso, si uccide,

si ruba, si commette adulterio,

tutto questo dilaga

e si versa sangue su sangue.

 

Per questo è in lutto il paese

e chiunque vi abita langue,

insieme con gli animali selvatici

e con gli uccelli del cielo;

persino i pesci del mare periscono.

  Osea 4,1-3

 

 

Seconda scena

  

Il lupo dimorerà insieme con l'agnello;

il leopardo si sdraierà accanto al capretto;

il vitello e il leoncello pascoleranno insieme

e un piccolo fanciullo li guiderà.

La mucca e l'orsa pascoleranno insieme;

i loro piccoli si sdraieranno insieme.

Il leone si ciberà di paglia, come il bue.

Il lattante si trastullerà sulla buca della vipera;

il bambino metterà la mano nel covo del serpente velenoso.

Non agiranno più iniquamente né saccheggeranno

in tutto il mio santo monte,

 

perché la conoscenza del Signore riempirà la terra

come le acque ricoprono il mare.

Isaia 11, 6-9 

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9 febbraio 2011 3 09 /02 /febbraio /2011 16:44

Bambini,

voi andate a scuola e imparate naturalmente. 


Sono 77 anni da quando io ho cominciato ad andare a scuola. 

Era in un piccolo paese di 300 anime, un po’ “dietro la luna”, si direbbe; 

tuttavia, abbiamo imparato l’essenziale.

 

Ho imparato soprattutto a leggere e a scrivere.

 

Penso che sia una cosa grande poter scrivere e leggere,

perché così possiamo conoscere il pensiero di altri, leggere i giornali, i libri;

possiamo conoscere quanto è stato scritto duemila anni fa o ancora più tempo fa;

possiamo conoscere i continenti spirituali del mondo e comunicare insieme;

 

e soprattutto c’è una cosa straordinaria: Dio ha scritto un libro,

cioè ha parlato a noi uomini e trovato delle persone che hanno scritto il libro con la Parola di Dio.

 

estratto dal discorso del 23.9.2010 di BENEDETTO XVI 

 AGLI ALUNNI DELLE SCUOLE ELEMENTARI

 

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17 gennaio 2011 1 17 /01 /gennaio /2011 09:47

Io sono un laico ed ecco come definisce i miei compiti il Vaticano II (Gaudium et spes art 38):

 

Ma i doni dello Spirito sono vari: alcuni li chiama a dare testimonianza manifesta al desiderio della dimora celeste, contribuendo così a mantenerlo vivo nell'umanità; altri ….

 

Di tutti, però, fa degli uomini liberi, in quanto nel rinnegamento dell'egoismo e convogliando tutte le forze terrene verso la vita umana, essi si proiettano nel futuro, quando l'umanità stessa diventerà offerta accetta a Dio (70).

 

Io sono tra gli alcuni e non tra gli altri. Perché non mi si riconosce la libertà di fare la mia strada senza preoccuparmi di insegnare?

 

Certo che indago, che studio, che so, ma è un'attività che mi serve per capire, per vivere non per trasmettere. Non sono in grado né voglio assumere atteggiamenti didattici.

 

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Présentation

  • : Blog di Piero Azzena
  • : Questo blog è solo la mia voce, resa libera dall'età. Questo blog è un memo, seppur disinvolto nei tempi e nei modi, dove chioso su argomenti la cui unica caratteristica è l'aver attirato la mia attenzione. Temi esposti man mano che si presentano, senza cura di organicità o apprensione per possibili contraddizioni. Temi portati a nudo, liberi da incrostazioni , franchi e leali.
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