II DOMENICA DI QUARESIMA (ANNO B)

Gen 22,1-2.9.10-13.15-18   Sal 115   Rm 8,31-34   Mc 9,2-10

La liturgia di questa domenica proietta due brevi filmati

1. l’episodio di Abramo  con Isacco (dalla Genesi);
2. la trasfigurazione edi Gesù (secondo Marco).

Nelle omelie ho sempre sentito confrontare Gesù a Isacco, con ambedue impacchettati  per la morte. Ma a mio avviso il racconto ha un altro filone portante. Esso è costituito dal parallelo tra Isacco e il gruppo scelto da Gesù (Pietro, Giacomo e Giovanni, preposti a fondamento del primo cristianesimo post-Cristo).

Abramo ha ricevuto un dono,  un figlio che ne avrebbe perpetuato i geni. Il nascente cristianesimo Gesù lo poggia sulle spalle di tre uomini, cui viene donato una visione, altrimenti invisibile.

Per Isacco non è ancora l’ora della morte e la sua vita continuerà normalmente. 

Mentre il trio, dopo tanta luce, si ritrova nella penombra del mattino, più buia di prima anche  perché sono ancora abbagliati da una luce che non hanno capito, Nuovamente soli ma con l’odore di sangue nel naso e la sensazione di una catastrofe imminente. Ma è così che nasce e vive la Chiesa: intuizioni sublimi e povere realtà, povere e dure da conservare.

A ognuno di noi l'intuizione di “qualcosa d’altro”, che qualcosa di diverso e di inafferrabile esista è rimasto nell’inconscio, in fondo al cuore. 

Il mio augurio per questa domenica è, quindi, che essa risvegli e riporti alla luce le antiche memorie e le sicurezze di gioventù, quelle atrofizzate dagli anni ma non perciò meno reali.