Non so se sia una lista completa ma è certo che dei sette punti non me ne son fatti mancare alcuno. Un bell'articolo di cui mantenere memoria.
7 persone che perderai nel corso della vita.
E come affrontare la perdita
Dani Shapiro
Dani Shapiro, autrice di Devotion e Still Writing, prende in esame quelle persone che spariscono dalla nostra vita e ci spiega come possiamo andare avanti con coraggio e comprensione.
1. L’amica che ti ha deluso.
Ne abbiamo tutte una, alcune di noi anche di più. Mi riferisco a quel tipo di amica con cui, magari, abbiamo riso , pianto, lavorato fianco a fianco, anche se, nel nostro intimo, nel luogo dove dimorano le intuizioni, sapevamo che non desiderava il meglio per noi. L’amica potrà essere una brava persona in tutti i modi possibili. Magari potrebbe non avere alcuna intenzione di ferirci. Ma lo fa ugualmente. È andata così con Helen, mia amica per 15 anni. Un pomeriggio, passò a farmi visita con una donna che non conoscevo al seguito. In quel momento mio figlio faceva i capricci, ed io ero al settimo cielo: da piccolo era stato molto male ed era quasi morto. Desideravo quel comportamento normale, da bimbo. Era paonazzo, urlava e batteva i piedi. Vivo! Sano! Prendendolo in braccio, sentii l’amica di Helen chiederle quanti anni avesse mio figlio. Riuscii a cogliere il riflesso di Helen nello specchio e la sua risposta: “Ha due anni” pronunciata alzando gli occhi al cielo e scuotendo la testa. Fu un momento terribile: la resa dei conti, la consapevolezza del suo giudizio, la sua mancanza di empatia. Alla fine le chiesi una spiegazione. Ma cosa c’era in fondo da dire? Lei si scusò profusamente, ma io sapevo che le cose tra noi non sarebbero più state le stesse. Helen à diventata parte della mia “curva di apprendimento”: adesso so chi può essere ammesso, in maniera sicura, nella mia cerchia ristretta di amicizie. Ho imparato la lezione.
2. L’amica che abbiamo deluso.
Io e Sarah ci siamo conosciute all’università ed abbiamo subito avvertito un forte sentimento di amicizia, da sorelle. Pensavo che ci sarebbe stata per sempre. Dopo la laurea, le nostre vite hanno preso strade diverse. Io mi sono trasferita a New York per dare inizio alla mia carriera. Sarah, invece, è tornata a casa, nel sud, si è sposata ed ha avuto figli prima di me. Negli anni, è stato come se avessimo sempre meno in comune. Mi sono allontanata sempre di più. Ho smesso di rispondere alla sue chiamate. Ero troppo giovane per capire che i vecchi amici sono gli unici che possano ricordarti chi eri un tempo. Ero troppo giovane per sapere che, anche se cresciamo e cambiamo il nostro “io” più giovane, come serpenti che fanno la muta, ciò che siamo stati è ancora importante e dovremmo tenerci stretti le persone conosciute allora, che ci ricordano quanta strada abbiamo fatto. Non sapevo neanche che in un’amicizia ci sono aspetti più importanti del condividere una carriera, un quartiere, la scuola dei bambini, un percorso di vita. Io e Sarah eravamo legate ad un livello più profondo ed il fatto che, un giorno, non mi ritroverò ad accostare la mia sedia a dondolo accanto alla sua, in una casa di riposo, mi rende triste. Ho sbagliato tutto. Sarah, se stai leggendo, mi dispiace.
3. Una persona “pericolosamente” vicina.
Chiudete gli occhi per un momento. Saprete subito a chi mi riferisco, e va bene così. Non dovete dire il suo nome ad alta voce. Forse siete sposate. O lo è lui. O lo siete entrambi. Ma avete immaginato una vita parallela con questa persona, una vita che non vivrete mai, per cui non rovinerete la vostra meravigliosa esistenza. Non è un inutile sogno ad occhi aperti. È qualcosa di vagamente pericoloso. Quando i vostri sguardi s’incontrano, lo sentite. Una piccola parte di voi desidera sapere come sarebbe stare con lui. Vi ritrovate a pensare: quale pericolo potrebbe celare un pomeriggio rubato? Ovviamente, conoscete già la risposta. Per questo bisogna mantenere la distanza di sicurezza. Un rapporto amichevole non sembra una scelta praticabile o sicura. Cara lettrice, hai bisogno di perderlo. Non puoi lasciare che resti accanto a te. Ok, adesso apri gli occhi. E pensa a quanto sei fortunata.
4. Una morte che ti ha colto di sorpresa.
Come disse Buddha, la vita è sofferenza. Amare significa perdere. È l’ordine naturale delle cose: tutti alla fine perderemo i genitori e, secondo quest’ordine, dovrebbe accadere quando siamo già adulti. Ma non è detto che vada sempre così. Ho perso mio padre quando ero giovane, improvvisamente, in un incidente d’auto. Non ho avuto l’opportunità di dirgli addio. Lui non ha mai avuto l’opportunità di vedermi crescere e passare, dalla ragazzina incasinata che ero, all’essere una donna “molto meno incasinata”. È morto preoccupandosi per me. Io convivo con questo evento. Eppure, la sua morte precoce mi ha plasmata e trasformata in tanti modi estremamente positivi. Sono cresciuta. Ho vissuto cercando di renderlo orgoglioso. Metabolizziamo queste perdite improvvise come shock al nostro sistema: continuano a vivere dentro di noi come faglie aperte, come le esperienze traumatiche che sono. Chiedete a chiunque abbia vissuto una perdita traumatica, di qualsiasi tipo, e vi dirà: “Oggi l’aria è proprio come quel giorno: l’odore dell’ibisco o di una raffineria di petrolio, il profumo delle ciambelle glassate... mi riportano indietro”. D’improvviso, i nostri occhi si riempiono di lacrime ed il cuore va in mille pezzi. Viviamo in tutta l’umana, meravigliosa devastazione di queste perdite. La consapevolezza diventa per noi una maestra. Forse ci aiuta perfino ad accogliere l’ordinario per ciò che è: uno straordinario rincorrersi di circostanze.
5. La morte che hai dovuto affrontare giorno dopo giorno.
Mia madre è morta quando ero già adulta, e mamma a mia volta. La sua è stata una morte lenta, prevista. Ma questo non l’ha resa più facile. Perdite simili iniziano molto prima che quella persona ci abbia lasciati, perché immaginiamo il mondo senza di lei. L’attesa dell’evento è un fuoco che brucia lento, ma ininterroto. Ci abituiamo al lutto. Teniamo per mano i nostri cari, curiamo le loro ferite, osserviamo i farmaci scorrere nelle loro vene, continuamente messi di fronte all’incapacità di agire della nostra impotenza. Anche questo è un tipo di caducità umano e meraviglioso.
6. L’analista/il guru/il mentore che hai superato.
Alcuni rapporti hanno una data di scadenza integrata o, almeno, dovrebbero. Dopotutto, lo scopo di consultare un analista, un maestro, un guru, un mentore è crescere. E proprio questa evoluzione sarà il segnale della fine del rapporto. Nei casi migliori, quel legame profondo che sentiamo verso qualcuno che ci ha aiutato in modo significativo può mutare e diventare altro: un rapporto più alla pari, perfino un’amicizia. Per far sì che questo avvenga, è necessario essere disposti ad abbandonare la dinamica di un rapporto che è stato, a tutti gli effetti, unilaterale. Siamo stati aiutati. Qualcuno ci ha dato una mano. Ora, magari, è tempo di scoprire quanta strada abbiamo fatto.
7. La persona che pensavi di diventare.
Da bambina, credevo che sarei diventata un’attrice. Mi immaginavo a New York, in un condominio altissimo, con un marito ed una famiglia di, be’, cinque o sei bambini. Pensavo che avrei vissuto una vita di città, incredibilmente raffinata. I soldi non sarebbero stati un problema. Magari, ci sarebbe stato anche un aereo privato (qui forse dovrei chiarire che queste fantasie erano frutto diretto degli anni ’80). Bene, sono cresciuta e, alla città, ho preferito la campagna. Mi sono sposata e ho avuto un figlio, un figlio unico proprio come me. Io e mio marito lavoriamo sodo per far quadrare i conti. Ma la mia vita (così piena, imperfetta, complicata e serena) è quella che ho costruito per me stessa. È una vita onesta, una vita rispettabile. È la vita che amo. Ma, per ottenerla, ho dovuto abbandonare quella mia vecchia fantasia, sbucata dalle pagine di qualche rivista, su cosa credevo di volere e su chi pensavo di essere. A quanto pare, mi stavo sottovalutando. Amare, vivere davvero significa essere disposti a perdere persone, luoghi, cose, sogni, perfino versioni di noi stessi che non ci sono più d’aiuto. Al loro posto, affiora qualcosa di nuovo. Forse non sarà quello che avevamo immaginato. Ma è meraviglioso ed è nostro.
Dani Shapiro è l’autrice di Still Writing: The Pleasures and Perils of a Creative Life e Devotion, tra gli altri libri. Scoprite di più su di lei su www.DaniShapiro.com
Questo articolo è stato pubblicato il 10/05/2016 su HuffPostUsa, sezione Oprah Winfrey Networ, ed è stato tradotto da Milena Sanfilippo