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7 aprile 2017 5 07 /04 /aprile /2017 06:09

Poiché "Those who cannot remember the past are condemned to repeat it" è opportuno sottolineare e risottolineare un passaggio storico di primaria importanza.

 

Un dato che Wikipedia, nell'articolo su "L'esilio Babilonese" racconta così:

 

[...] l'importanza dell'Esilio nella Bibbia è molto grande. Alcuni studiosi oggi pensano che tutta la Bibbia sia stata messa per iscritto, o almeno ritoccata (per le sue parti più antiche), al tempo dell'Esilio e in funzione sua (senza dubbio nei due secoli seguenti, piuttosto che durante).

 

L'Esilio sarebbe stato, così sembra, un grande trauma per gli esiliati, che avrebbero dovuto reinterpretare la loro identità e la loro religione senza tempio, senza re e senza terra.

 

[...] Il periodo dell'Esilio fu di importanza fondamentale per la religione ebraica e di conseguenza per le religioni che ad essa si ispirano, come il cristianesimo e l'Islam. Privati del culto del Tempio, ormai distrutto, i sacerdoti giudei e gli intellettuali deportati assieme ad essi elaborarono una versione della loro religione (meno legata al rituale del culto e maggiormente legata ai valori interiori e spirituali) molto innovativa, tale da permetterle di sopravvivere alla catastrofe ed anzi da uscirne rafforzata.

 

[...] Nella realtà storica e archeologica, invece, s'individua una serie di innovazioni importantissime, che caratterizzarono da quel momento in poi il giudaismo:

  • Il definitivo trionfo del monoteismo più intransigente e l'eliminazione definitiva di tutte le altre divinità del pantheon cananeo.

Se la religione pre-esilica era stata fondamentalmente enoteista (riconosceva l'esistenza di altri dèi, ma riteneva lecito per Israele esclusivamente il culto di YHWH) quella post-esilica è intransigentemente monoteistica: YHWH è l'unica divinità esistente, è lui a muovere la Storia, al punto che anche un sovrano persiano può essere emissario della sua volontà, al punto da essere definito "Messia".

 

  • La concentrazione del culto nelle mani dei sacerdoti, con l'esclusione o la relegazione in ruoli subordinati del rimanente personale di culto, come i leviti.

Nei fatti la classe sacerdotale dovette adattarsi a un compromesso, sancito da libri come il Levitico, che elencano puntigliosamente ruoli e competenze che i leviti erano riusciti ad ottenere per sé.

 

  • L'esclusione del re - dapprima - dalla funzione sacerdotale, e poi la rinuncia pura e semplice alla figura regale.

Fra i ritornati dall'esilio era presente l'ultimo discendente di Davide, Zorobabele, col ruolo di governatore, ma egli sparisce all'improvviso dalla Bibbia in circostanze misteriose (qualche studioso ha perfino ipotizzato un "colpo di Stato"), e dopo la sua sparizione nella Bibbia non si fa più menzione della Casa Reale con ruoli di governo.

Il modello del sacerdozio gerosolimitano diventa quello dei templi conosciuti durante l'esilio, che amministravano con funzioni civili (e l'assenso del sovrano, ovviamente) ampi territori, nel nome delle divinità (come Marduk) venerate.

 

  • La definizione degli israeliti come popolo chiuso, a cui è fatto divieto mescolarsi con chiunque non avesse una discendenza israelitica.

Il principio si applicava certamente agli "am ha'aretz", ma soprattutto agli esponenti di popolazioni non ebraiche deportate in Israele e Giuda, che si erano mescolati con gli indigeni e si erano convertiti al culto di YHWH. La Bibbia testimonia su questo punto un aspro scontro, che ci è documentato nella presenza di libri, come il Libro di Ruth, che al contrario sostengono l'importanza per il popolo ebraico di persone che vi appartennero per scelta e non per nascita, al punto da fare di una di queste persone (Ruth la Moabita appunto) nonna del re-eroe Davide, e quindi attraverso lui anche del futuro Messia.

 

  • L'adozione dell'aramaico come lingua d'uso quotidiano e la riduzione dell'ebraico a lingua letteraria. L'adozione di un nuovo calendario cultuale.

 

Al di là delle diverse "letture" del fenomeno, resta il fatto che l'Esilio fu elemento fondante e di massima importanza per la religione giudaica, al punto che gli storici parlano concordemente di "epoca pre-esilica" e "post-esilica".

 

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