Fra poco sarà Natale e ancora una volta si farà memoria dell'evento che i nostri padri hanno posto al centro della storia, infatti sarà il duemillenovesimo anno da quel fatto mentre gli anni precedenti ci hanno insegnato a contarli al negativo. Una nascita considerata il centro logico della storia, la svolta nei rapporti tra Dio e l'uomo, l'incontro che raccorda le origini con le prospettive.
L'origine è la creazione, raccontata come vuoto che si riempie, come Eden avuto e perduto, come una manciata di terra trasformata in persona. Una creatura tanto ad immagine di Dio da finir per sentirsi essa stessa Dio.
Poi la svolta. L'incontro avviene in una persona. Ci sono voluti quattro secoli e mezzo di riflessione per riuscire a riconoscerlo, ma poi Efeso e infine Calcedonia ci arrivarono: due nature in una sola persona. Dio si fa uomo, un uomo è Dio. Paolo cade di cavallo alla notizia, tanto abbagliato da non vedere altro per molto tempo.
La prospettiva finale grazie a Lui diventa resurrezione. La natura umana non si estinguerà ma vivrà, questa è il dono. Ci sarà la mietitura. Non solo io ma tutti risorgeremo, anche chi non sa, anche chi non vuole. Non ci sarà scelta. Ci sarà vita, questa è la verità, e per chi segue la sua via c'è prospettiva di felicità.
La mia speranza natalizia, e quindi il mio augurio a voi, è di essere disarcionati, di venir abbagliati dalla Sua presenza in questo "sasso roteante tra gigantesche galassie", nell'attesa e desiderio di un piccolissimo spazio "sul lato destro