Il francescano Olivi, nel commento alla Genesi, spiega il brano della denominazione degli animali da parte di Adamo (Genesi 2, 19).
Il fatto che Dio si chieda come Adamo chiamerà gli animali non è incompatibile con l’onniscienza divina? «Ma Dio non lo sapeva già? È possibile che impari qualcosa dai nostri atti?
Bisogna dire — spiega Olivi — che la Scrittura usa spesso questo modo di parlare. Infatti, essa parla di Dio alla maniera umana, come una madre che balbetta (balbutiens) con i suoi bimbi per insegnare loro progressivamente in questo modo a parlare».
La Scrittura è dunque paragonata al linguaggio di una mamma che, per insegnare a parlare al suo bimbo, usa onomatopee e balbettii, si abbassa al livello del piccolo per innalzarlo al suo. È il tema della Scrittura come mezzo di progressiva rivelazione dell’immagine di Dio. Già presente nei testi rabbinici antichi e conosciuto dai Padri, il tema ha nell’immagine oliviana un’espressione particolarmente efficace.
di Paolo Vian su L'Osservatore Romano del 18.8.2018
[Pietro di Giovanni Olivi, l’esponente più celebre e geniale dello «spiritualismo» francescano, esegeta appassionato e antiaristotelico convinto, vissuto in Francia tra il 1248 e il 1298]