11 febbraio 2017
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Il mio incontro con Gesù si fonda sull'accettazione che Lui, uomo a tutti gli effetti, sia parte di Dio, quel Dio che ha creato sia le immense galassie che i sub-atomici quanti, quindi di loro più "grande" e più "piccolo".
Ha detto di venire da altra dimensione (che in linguaggio umano si chiama cielo) e di tornarvi risorgendo. Risorgere lo trovo il fatto dimostrativo, come dice Paolo o il segno di Giona per Luca, e a differenza degli ateniesi ho deciso di prestar fede al racconto che alcuni uomini fecero 2000 anni fa.
La mia fede in Gesù si riassume quindi in due frasi: riconosco la sua potenza (sanctus facere) e, con il suo ausilio, mi affatico quotidianamente a far miei i suoi insegnamenti.
Preciso "insegnamenti suoi", da cercare e ritrovare tra le mille e mille parole pervenuteci. Parole che dopo 20 secoli o sono suoni sconosciuti di altre lingue o ci propinano immagini e modi di dire da interpretare per il nostro oggi, oppure sono parole travisate ad arte dai secondi fini di chi puntava a un posto comodo e importante nel regno presente anziché futuro.
Chiudo qui perché ho detto anche troppo, infatti tra i suoi insegnamenti non è secondario quello relativo al riserbo. E' suggerito di pregare nel silenzio della propria stanza e digiunare (operare) senza che nessuno se ne avveda se non il Padre che è nei cieli.